ll bacio tra Lancillotto e Ginevra che
travolse il regno del nobile Artù
Eccolo,
caracollante fra i suoi baroni, dopo aver sconfitto i Sassoni infedeli, uscire
da quello stretto varco fra Storia e Mito. Artù di Logres, signore
di Camelot, re dei Bretoni. Sta cavalcando con la sua corte verso la città di
Carohaise dove lo attende la sua futura sposa, la bellissima Ginevra figlia di
Leodagan, re di Carmelide. Nella luce sfolgorante del mattino, avvicinandosi
alla città dove si celebrerà il matrimonio, nel suo cuore tornano le
conturbanti emozioni suscitate da un primo lontano incontro con la fanciulla
che lo aspetta, il ricordo di quelle «spalle dritte e
levigate», di quei «fianchi stretti», quei «seni duri come melette e la carne
più bianca di neve novella» che lo avevano scosso e ne avevano
scatenato le brame.
Ginevra e lancillotto -Stampa dell'ottocento |
Con la stessa ansietà lo attende Ginevra presa d' amore per
quel cavaliere che sembra sommare in sè tutte le virtù guerriere e di cortesia
di quel tempo eroico, tanto che nel vederlo apparire sulla porta del salone
della reggia, «giuncato di fresche erbe e di fiori», dove lo aspetta tutta la
nobiltà di Carmelide, non riuscirà a frenare uno dei suoi slanci di donna, che subito si rivela passionale e impulsiva. Invece
di attenderlo regale e composta come si conviene a una dama figlia di re,
circondata dalle sue damigelle, si stacca impetuosamente dal resto della corte
e, nel silenzio della sala, a braccia tese, gli corre
incontro, per stringerlo a sè e baciarlo appassionatamente sulla bocca, davanti
a tutti. Con queste premesse, dove alla pari nobiltà di lignaggio e
di sentire dei due sposi si fonde in un appassionato reciproco amore, il
matrimonio che si celebrerà con gran fasto la settimana seguente, ha tutti gli
elementi per trasformarsi in una sorta d' icona da porre in cima a quel mondo
come simbolo di una società che sembra reggersi su infrangibili norme di onore
e fedeltà, di precisi e inscindibili vincoli di lealtà reciproca, di
indissolubili sudditanze e rispetti.
Herbert James_Draper - Lancillotto e Ginevra |
E tale sarà per un lungo tempo, una volta
condotta la sposa a Camelot, nella grande Brettagna, fra tornei e cacce e corti
bandite, prodi imprese condotte dai nobili cavalieri che attorniano la coppia
reale, e menestrelli che in lunghe serate invernali cantano
melodiosi lai che parlano d' amore e di eroismi. Un' età che
culminerà nella istituzione della Tavola Rotonda,
questa compagnia dei più valenti cavalieri del tempo, nessuno preminente sull'
altro, ma il più puro e valoroso di essi destinato, dopo terribili prove e
imprese, a ritrovare il santo Graal, la coppa in cui Giuseppe d'
Arimatea raccolse il sangue del Salvatore. Ma sotto quelle rutilanti
corazze, sotto quei giachi di maglia d' acciaio che difendono il corpo di quei
rudi cavalieri, sotto le pesanti vesti di broccati di quelle splendide e
virtuose dame, sotto quei giuramenti fatti al cospetto delle più venerate
reliquie dei Santi, in questo consorzio retto dai dettami della fede cristiana,
tutto proiettato verso la difesa di essa, dei deboli, le donne, gli oppressi, scorre il torbido,
dolcissimo, infuocato miele della passione amorosa, del desiderio carnale, quel
flusso terrigno e vitale, di cui quello slancio di Ginevra all' arrivo di Artù
è stato un inquietante baleno, che
porta alla trasgressione e alla fine scatenerà passioni, odi e vendette che ...
Donato Giancola - Lancillotto e Ginevra 2004 |
L' arrivo fatale di Lancillotto non è accompagnato da alcun segno premonitore.
Condotto dalla dama del Lago, che è stata sua nutrice, e che egli crede essere
sua madre, il giovane si presenta come un tenero «donzello» biancovestito
dall' aspetto timido e riservato che viene a chiedere di essere
cinto della spada e degli speroni di cavaliere da Artù. Nessuno sa da dove
venga, chi sia, qual è il suo nome. Che anch' egli, essendone ignaro, non potrà
rivelare ad alcuno. Neppure alla regina che, colpita dalla avvenenza virginale
di quel giovane inginocchiato ai suoi piedi, lo aiuta ad alzarsi
porgendogli la mano. Ecco, quella mano, quella mano nuda di donna
che appena sfiora la sua è il tocco tramite il quale il contagio della maladie
d' amour invade e s' impossessa di Lancillotto. Il bel donzello ne è travolto
fin dal primo momento. Ginevra è nella pienezza della sua beltà. Quelle tornite trecce bionde, quella pura fronte altera, gli occhi di
smeraldo, quell' incarnato d' alabastro, il portamento regale e pur
così cortese, turbinano davanti agli occhi di Lancillotto. Il giovane valletto
non ha mai visto nulla di più leggiadro, regale, femminile, desiderabile.
Dante Gabriel Rossetti - Arthur's Tomb (1860) |
Ne è
abbagliato: non riesce a rispondere alle domande della regina tanto è turbato,
balbetta, distoglie lo sguardo dalla vista di lei, ve lo riconduce come spinto
da una forza irresistibile. Mai come in questo momento capisce la verità che
sta nei lai che, accompagnandosi sulla viella, i trovieri cantano: «Ahimè! Il mal d'
amore mi ferisce!»... Subito lì quel giorno stesso, pur così
giovane e benché non abbia ancora compiuto l' intero rito dell' investitura,
anteponendosi ai grandi cavalieri, reduci da mille imprese, che attorniano il
re, chiede di farsi campione della nobile dama di Nohant
che è venuta a chiedere aiuto ad Artù contro il re del Northumberland che
ha invaso i suoi possessi. Vestito di armi bianche scende in campo e, dopo un
sanguinoso duello, offrirà con quella vittoria il primo ideale dono d' amore
alla «sua» signora. La corte con cui Lancillotto avvolge Ginevra fino
alla sua conquista non è fatta di canzoni d' amore, di dolci parole, di
sospiri, giuramenti, cortesie, ma nel più puro spirito della dura cavalleria
della Tavola Rotonda. Sanguinosi tornei, sfide mortali, ordalie,
conquiste di castelli colpiti da sortilegi e maledizioni, imprese rischiose, la
notizia delle quali, da presso e da lontano, giunge alla corte di Artù e quindi
alle orecchie della regina e poco per volta, senza ch' ella se ne avveda, la conquistano,
si insinuano come, ancora indecifrati, messaggi d' amore nel suo cuore. Un
crescendo di imprese e di avventure che a cerchi concentrici allargano la fama
di quel misterioso cavaliere, di cui ancora non si conosce il nome né il
lignaggio, e fanno di quel tenero donzello biancovestito di quel primo
incontro, il più nobile e prode cavaliere del tempo, invitto e puri, «il fiore della
cavalleria».
Il bacio di Ginevra e Lancillotto, Miniatura medievale, Medioevo 1, 1999, p |
Prode e rude nell' uso delle armi, ma
candido timidissimo amante. Il suo amore, che rimane segreto nel suo oggetto,
pur proclamato con tanto fragor d' armi, è restato nelle sue manifestazioni
diretto quello di quel primo momento. Lancillotto è ancora il donzello
sognatore, che vive fantasticando la sua donna, cade in improvvise rêverie,
rischia di affogare rivestito dell' armatura perché, rapito dalla
fantasticheria, non si avvede che la sua cavalcatura è entrata in fiume, resta
trasognato ad ammirare la figura della sua amata affacciata alla lontana
finestra di un castello e conserverà e coprirà di baci una ciocca di capelli di
Ginevra trovati per caso impigliati in un pettine.
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