L’amore romantico, così chiamato per sottolineare l’aspetto sentimentale rispetto a quello sessuale, esiste in tutte le culture, ed è quindi universale nella specie umana
Si è costituito negli ultimi anni un filone di ricerca che guarda alla costruzione del legame affettivo tra due persone attraverso una prospettiva complessa che integra studio del comportamento, psicoanalisi e neuroscienze. Il legame amoroso implica una serie di passi successivi che implementano altrettanti circuiti neuronali. Come dicono Merciai e Cannella (2009), l’evoluzione ha messo a punto tre sistemi motivazionali primari, distinti ma interconnessi, ciascuno con i suoi correlati neuronali e i suoi repertori comportamentali, per garantire l’accoppiamento, la riproduzione e la cura dei piccoli: quello del desiderio sessuale (legato al testosterone), quello dell’attrazione sessuale o innamoramento, quello dell’attaccamento o consolidamento della coppia.
Amigdala ed emozioni |
Il desiderio sessuale è la molla che spinge alla ricerca di un partner per l’accoppiamento; l’innamoramento mira alla scelta del partner più adatto tra quelli possibili, e l’attaccamento consente alla coppia di cooperare dopo la consumazione dell’atto sessuale al fine di portare a compimento i doveri genitoriali, ovvero l’allevamento dei piccoli.
L’amore romantico, così chiamato per sottolineare l’aspetto sentimentale rispetto a quello sessuale, esiste in tutte le culture, ed è quindi una specie di universale della specie umana, corrispondente al fenomeno animale del mate choice o scelta del partner. Esso designa la prima fase e implica il primo dei sistemi motivazionali deputati alla costruzione del legame affettivo.
Ippocampo e amigdala destri e sinistri. |
L’amore romantico, o innamoramento, compare quando una persona ne considera un’altra come speciale e unica, e questo è un fatto filogenetico, perché nessun mammifero si accoppia con un conspecifico qualsiasi, ma mette in atto complessi rituali di corteggiamento, il cui fine è la scelta di un soggetto particolare. Marazziti (2002) chiama il fenomeno innamoramento o attrazione, che richiama il testo del sociologo Alberoni (1979). Secondo quest’ultimo, l’innamoramento nasce da un impulso creativo, che produce una sovversione del nostro modo di essere, un rinnovamento, l’esplorazione di nuove possibilità dentro di noi, e l’origine profonda è uno screzio depressivo, un senso di sovraccarico e di esaurimento dell’esperienza che conduce l’individuo a rischiare e a mettersi in gioco per ricostruirsi attraverso l’incontro con l’altro.
Amigdala ed ippocampo connessioni |
Questo processo di messa in gioco, scelta e rinnovamento esistenziale è tuttavia secondo Marazziti mediato da delle precise dinamiche neuronali, la conoscenza delle quali permette di farsi una ragione della fisiologia e della patologia della vita affettiva. La fase dell’attrazione è riconducibile all’iperfunzione dell’amigdala, un organo cerebrale deputato all’appraisal, (perizia, stima) alla valutazione dello stimolo. L’iperfunzione dell’amigdala è scatenata da una serie di stimoli, olfattivi (i feromoni, non dimostrati nella specie umana) uditivi, visivi, tattili, gustativi (il bacio) che sono alla base del classico “colpo di fulmine” e fanno dire della persona amata “Tu sei quello/a”.
Amigdala ed emergenza emotiva. Blocco cerebrale razionale. Atti e ritmi irrazionali. |
L’iperfunzione dell’amigdala produce un “sequestro neurale”, nel senso che vengono escluse per esempio le funzioni critiche della corteccia frontale, il che conduce all’idealizzazione dell’essere amato e allo stato di euforia, benessere, sospensione tipico dell’essere innamorati. Le difficoltà e le avversità accrescono la passione, e si crea un vero proprio stato di dipendenza, tale da scatenare l’angoscia di separazione quando si è lontani dall’amato. Questo stato tossicofilico indotto dall’oggetto d’amore è verosimilmente mediato dalla feniletilamina, ed è basato su un innalzamento dell’attività centrale dei circuiti dopaminergici e noradrenergici e su un’abbassamento dell’attività di quelli serotoninergici.
Strutture cerebrali coinvolte nelle emozioni |
L’attività serotoninergica svolge una funzione rasserenante, e infatti l’innamorato è in preda alle tempeste amorose, ed è stata misurata in studi sulle piastrine, dimostrando che essa fluttua in parallelo con l’andamento dell’innamoramento.
L’amigdala è collegata all’ippocampo, sede della memoria, e questo spiega il fatto che l’innamoramento segue le tracce lasciate nel cervello dalle relazioni con gli oggetti significativi della prima infanzia. Il senso della “coazione a ripetere” descritta da Freud è che l’individuo segue, nella scelta dell’oggetto d’amore e nel modo di rapportarsi ad esso, gli “stampi” impressi nella sua memoria dalle interazioni con le figure genitoriali, stampi che costituisco i modelli operativi interni di tutte le relazioni future.
Effetti della serotonina e della noradrenalina |
La fase dell’innamoramento come ben si sa non è eterna, ed anzi i succitati studi sull’abbassamento dell’attività serotoninergica delle piastrine documentano che esso dura al massimo 18-24 mesi, al massimo 36 secondo altri studi. Dopo di che o esso decade, o subentra una nuova fase, quella dell’attaccamento o costruzione del legame amoroso. In questa fase i sentimenti passano dalla passione alla tenerezza, all’intesa, alla complicità e alla stabilità. Il consolidamento del legame si verifica quando i circuiti dopaminergici, che generano l’addiction dall’oggetto d’amore si connettono con quelli dell’ossitocina, che mediano il riconoscimento affettivo e la relazione d’accudimento, e con quelli degli oppioidi endogeni, (dopamina, endorfine) che mediano il legame sociale ed estinguono il dolore mentale legato all’esperienza dell’abbandono, o angoscia di separazione.
Alla fase dell’innamoramento, che dal punto di vista psicologico è una follia, seppur transitoria e fisiologica, dal momento che le funzioni cognitive superiori della neocorteccia soggiacciono al comando delle spinte istintuali dirette dall’amigdala, subentra la fase del consolidamento psicologico, della reciproca conoscenza e approfondimento del rapporto. Il primo sistema che entra in gioco è quello del legame sociale, mediato dagli oppiodi endogeni: l’attaccamento deriva ai propri simili deriva dalla necessità di evitare il dolore psicologico insito nell’abbandono (angoscia di separazione), necessità che indurrebbe gli individui a cercare il contatto con i propri simili, con i correlati fisiologici e psicologici che ne derivano (benessere da contatto, ricompensa sociale, relazione di supporto) e che si traducono in ultimo in scariche neurali di oppiodi endogeni.
dipendenza dalla nicoltina |
Gli oppioidi di sintesi (droghe e surrogati) si sostituiscono a quelli endogeni nell’attivare questi meccanismi di ricompensa in individui socialmente deprivati, accentuandone però l’isolamento e inducendo dipendenza.
Se gli oppioidi antagonizzano il dolore legato alla perdita del legame sociale, il neuropeptide che instaura i circuiti della ricompensa nelle situazioni di attaccamento è l’ossitocina. Questo peptide è implicato nel sistema motivazionale delle cure materne, poiché riduce l’angoscia di separazione nei piccoli e facilita il riconoscimento dell’odore della madre; inoltre viene rilasciato ad alte dosi durante il rapporto sessuale.
Emisfero sinistro e competenze |
La vasopressina, neuropeptide ad esso simile, sembra più coinvolta nella regolazione del comportamento paterno. Il rilascio di questi neurotrasmettitori durante il rapporto sessuale serve a facilitare la formazione della coppia. Il sesso è un elemento importante nella formazione e nel mantenimento della coppia, finalizzato non solo al perpetuarsi della specie, ma anche ad espandere i confini di sé nell’altro, a donare e ricevere nello stesso momento e a rendere felici nell’attimo in cui trascendiamo noi stessi.
Sistema limbico, amigdala e ippocampo in situ Vista anteriore |
Una relazione sentimentale e sessuale appagante, attraverso i circuiti dell’ossitocina, produce un effetto antistress, mediato dal vago e dal parasimpatico, e un potenziamento del sistema immunitario, con una generale sensazione di benessere psico-fisico. L’ossitocina è primariamente coinvolta in eventi sociali, come il parto, la secrezione di latte e il rapporto sessuale, e quindi può essere considerato un peptide “altruista”; la vasopressina, ad essa affine e correlata, è invece preposta ad eventi attinenti alla salvaguardia del singolo (ritenzione di acqua, regolazione della pressione, aumento dell’attenzione e della memoria, senso di possesso e gelosia dopo il rapporto). Il loro gioco reciproco può essere visto come la dialettica tra due principi opposti, che attraverso il loro dinamismo mantengono l’omeostasi dell’organismo, un po’ come lo Yin e Yang che regolavano l’equilibrio del cosmo secondo il Taoismo.
Sistema limbico, amigdala e ippocampo in situ Vista posteriore |
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